Cicatrici ipertrofiche e microbiota cutaneo
Le cicatrici ipertrofiche sono l’esito di un processo cicatriziale anomalo e sono caratterizzate dalla formazione di uno strato di pelle ipersviluppato rispetto al tessuto circostante. Si differenziano le cicatrici ipertrofiche da quelle cheloidee per il fatto che le prime, oltre a rimanere all’interno dei bordi della ferita, possono regredire da sole con il tempo, mentre le cicatrici cheloidee no.
Le cicatrici ipertrofiche possono comparire in seguito a ustioni, traumi, ferite di varia natura o interventi chirurgici. Alcune zone del corpo sono più favorite nella formazione di cicatrici anomale.
Tali cicatrici rappresentano un problema clinico, oltre che estetico, che colpisce ogni anno oltre 80 milioni di persone in tutto il mondo. Le cicatrici ipertrofiche compaiono 1-2 mesi dopo la guarigione della ferita, e l’iperplasia si sviluppa entro 6-24 mesi, è accompagnata da arrossamento, formazione di un tessuto in eccesso, a volte con prurito e dolore.
Sono stati segnalati molti fattori che contribuiscono alle cicatrici ipertrofiche, tra cui guarigione ritardata, ipossia, forza meccanica, etc.
Clinicamente, è stata rilevata un’infiammazione persistente durante la formazione delle cicatrici ipertrofiche. Al contrario, non vi è formazione di cicatrici dopo la guarigione della ferita nel feto a causa della mancanza di risposte infiammatorie nel feto. Tuttavia, i fattori che causano l’infiammazione cronica nel tessuto cicatriziale non sono stati chiariti.
In un recente studio* è descritto come nelle cicatrici ipertrofiche si presenti una disbiosi del microbiota dominata dalla colonizzazione di S. aureus, e si ipotizza che potrebbe essere il fattore causale dell’infiammazione cronica. Mirare alla disbiosi del microbiota può rappresentare pertanto una terapia supplementare per gestire l’infiammazione della cicatrice e la sua formazione.
*https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10494536/
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